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LUSSEMBURGO: UN INCENTIVO A COMPORTAMENTI ETICI DI CHI HA CARICHE PUBBLICHE: SE PROCURI UN DANNO ALLE ISTITUZIONI TI TOLGO LA PENSIONE


Corte di Giustizia
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Il 23 febbraio scorso l’Avvocato generale Geelhoed ha presentato le sue conclusioni in merito alla questione pregiudiziale C-432/04, ai sensi dell’art.213 CE, in merito alla decadenza dai diritti a pensione di un ex membro della Commissione per avere violato gli obblighi derivanti dalla carica di membro della Commissione.

Nello specifico la causa riguarda l’ex Commissario, la signora Cresson, che è stata membro della Commissione europea dal 24 gennaio 1995 all’8 settembre 1999. Durante il mandato alla Commissione, il suo portafoglio comprendeva i settori della scienza, della ricerca e sviluppo, il Centro comune di ricerca e le risorse umane, l’educazione, la formazione e la gioventù.

Secondo la Commissione la Cresson, nel periodo in cui era in carica, si è resa colpevole di favoritismo nei confronti di due suoi conoscenti: il signor René Berthelot ed il signor Timm Riedinger che sono stati assunti su richiesta della stessa, in periodi differenti, per assisterla in qualità di consulenti esterni.

Nel gennaio 2003 la Commissione ha deciso di avviare un procedimento a carico della Cresson e le ha inviato una lettera di comunicazione degli addebiti accusandola di violazione degli obblighi derivanti dalla sua carica, commessa intenzionalmente o, per lo meno, per grave negligenza.

Dopo avere sentito la risposta della Cresson, il 19 luglio 2004 la Commissione ha deciso di adire la Corte ai sensi dell’art. 213 CE.

Parallelamente a questo procedimento, ne è stato avviato un altro dinanzi alle autorità belghe, che però è stato infine archiviato nel giugno 2004 dalla Chambre du conseil del Tribunal de première instance di Bruxelles, che ha deciso che non vi erano motivi per continuare il procedimento penale.

Nelle sue conclusioni, l’Avvocato generale ha rilevato innanzi tutto che l’art. 213, n. 2, CE è fondamentale ai fini del buon funzionamento delle istituzioni comunitarie. Le persone che ricoprono alte cariche non solo devono essere considerate competenti sotto il profilo professionale, ma anche irreprensibili dal punto di vista della loro condotta. Le qualità personali dei commissari e la percezione della loro indipendenza, imparzialità ed onestà si ripercuotono direttamente sulla fiducia che la collettività nutre nelle istituzioni comunitarie e quindi sull’efficacia della loro azione.

A suo parere, la Commissione può richiedere alla Corte di pronunciare la decadenza di un ex membro della Commissione dai suoi diritti a pensione come conseguenza di atti commessi quando era in carica.
Inoltre, la decisione del Tribunale belga di non proseguire il procedimento penale non produce alcun effetto sul procedimento ex art. 213 CE avviato dalla Commissione e portato dinanzi alla Corte di giustizia, in quanto si tratta di due procedimenti completamente distinti.

L'art. 213, n. 2, CE non pone requisiti relativi alla gravità della presunta violazione dei suoi obblighi da parte di un commissario. Ciò che importa è l’attitudine del comportamento in questione a danneggiare l’autorità e la credibilità della Commissione.

L'Avvocato generale propone poi di respingere, in quanto infondate, le obiezioni sollevate dalla Cresson e relative alla violazione di diversi diritti fondamentali nel corso del procedimento condotto dalla Commissione, nonché al procedimento previsto all’art. 213, n. 2, CE in quanto tale.

Egli afferma, in particolare, che la Commissione, in mancanza di un chiaro quadro procedimentale ai sensi dell'art. 213, n. 2, ha proceduto con cautela, preparando una comunicazione degli addebiti e offrendo alla Cresson l’opportunità di rispondere sia per iscritto, sia oralmente.

Quanto al merito delle accuse, l’Avvocato generale Geelhoed osserva che i fatti non sono stati seriamente smentiti dalla Cresson e che le decisioni in questione erano insolite. La Cresson ha affermato che le norme comunitarie sono state rispettate, mentre l’Avvocato generale sottolinea che le varie circostanze del caso sono sintomatiche di un comportamento di base da cui emerge che essa era disposta, mentre ricopriva la carica di membro della Commissione, ad usare tale carica per conferire vantaggi ad amici personali a spese del bilancio comunitario.

Egli conclude pertanto che la Commissione ha giustamente accusato la signora Cresson di favoritismo per avere violato i suoi obblighi di Commissario.

Come conseguenza di tale violazione, l’Avvocato generale considera adeguata una sanzione pecuniaria.

A suo avviso, la gravità delle imputazioni a carico della signora Cresson giustifica la totale decadenza dai diritti a pensione, tuttavia una serie di elementi, quali il tempo trascorso tra l’abbandono della sua carica e l’avvio del procedimento, il danno già subito alla sua reputazione e la generale cultura amministrativa regnante all’epoca in seno alla Commissione, inducono l’Avvocato a ridurre tale pesante sanzione proponendo alla Corte di pronunciare la decadenza del 50% dei diritti pensionistici della Cresson.