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OLANDA: COME COLMARE IL DEFICIT DEI PIANI PENSIONISTICI? GLI IMPATTI SULLE FUTURE GENERAZIONI
How To Close the Funding Gap in Dutch Pension Plans? Impact on Generations
Niels Kortleve; Eduard Ponds
Center for Retirement Research – Boston College
http://crr.bc.edu
Il documento del Boston College esamina la situazione dei fondi pensione olandesi, che si trovano attualmente ad affrontare - per la seconda volta negli ultimi dieci anni - un problema di sostenibilità finanziaria. Nello specifico, la crisi finanziaria del 2008-2009 ha causato la discesa dei livelli di capitalizzazione dei fondi pensione al di sotto della soglia minima (105%) fissata dalla vigilanza (De Nederlandsche Bank). La normativa prevede il recupero del rapporto minimo nel giro di cinque anni.
Il “precedente” è costituito dalla bolla speculativa dei primi anni 2000. A seguito di quegli eventi, il governo olandese aveva imposto più rigidi requisiti di finanziamento e nuove regole contabili per i fondi pensione; ne è conseguito il miglioramento del risk management e la trasformazione di molti fondi pensione a beneficio definito (DB - “Defined Benefit Pension Plans”) in fondi collettivi a contribuzione definita (DC - “Defined Contribution Plans”) o a schemi “ibridi”.
A fronte delle conseguenze della crisi dello scorso biennio, tuttavia, non è ancora chiaro in che modo i fondi pensione olandesi potranno materialmente compensare il disavanzo – salvo l’ovvia opportunità di trarre profitto dalla fase di ripresa dei mercati finanziari - e come l'onere di eventuali adeguamenti dovrà essere ripartito tra lavoratori e pensionati.
Infatti, anche se all'inizio del decennio la maggior parte dei fondi pensionistici olandesi ha effettivamente subito un processo di riorganizzazione - proprio al fine di introdurre la riduzione dell’indicizzazione automatica delle prestazioni nei casi in cui il finanziamento scenda al di sotto delle soglie minime fissate -, tale meccanismo potrebbe rivelarsi efficace ma insufficiente.
I decisori politici, pertanto, potrebbero essere indotti a vagliare misure più incisive (quali, ad esempio, l’aumento dei contributi e la riduzione delle prestazioni).
In tal senso, conclude il report, potrebbe invece essere utile “smussare” tali misure affiancando ad esse soluzioni alternative e meno drastiche, in grado di meglio distribuire il rischio fra le generazioni (ad esempio, maggiore differenziazione per età e “restyling” dei fondi).