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LE PENSIONI DEGLI ITALIANI: ALCUNI MITI DA SFATARE
“I falsi miti da sfatare sulle pensioni” - Come sfatare alcuni dei luoghi comuni più diffusi sulle pensioni: un’analisi dei dati emersi dal Sesto Rapporto sul bilancio del sistema previdenziale italiano curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali
IL PUNTO - PENSIONI E LAVORO
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Un articolo della rivista online “Il Punto”, edita da Itinerari Previdenziali, pone l’attenzione su alcuni aspetti del sistema pensionistico obbligatorio in Italia.
Due delle principali osservazioni formulate con riguardo a tale sistema sono che oltre la metà delle pensioni è di importo inferiore a 1.000 euro al mese e le donne ricevono, in media, assegni di gran lunga più bassi rispetto a quelli degli uomini.
I dati raccolti dal Casellario Centrale dei pensionati INPS ed elaborati dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali nel 6° Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano(1) dimostrano come, in realtà, queste convinzioni diffuse siano – sottolineano gli Autori – falsi miti da sfatare, in quanto scorrette sia dal punto di vista tecnico sia sotto il profilo sostanziale dell’analisi.
Nello specifico, sostenere che la metà delle pensioni è inferiore a 1.000 euro al mese non è corretto dal punto di vista tecnico per almeno due motivi.
Il primo è che in ambito previdenziale, quando si analizzano le distribuzioni per classi di reddito, si dovrebbe fare riferimento ai pensionati, ossia ai soggetti fisici che percepiscono una o più prestazioni, e non alle singole pensioni.
Il secondo motivo dipende dal fatto che, nel calcolo degli importi medi dei singoli trattamenti pensionistici, bisognerebbe procedere per tipologia e analizzare separatamente le medie delle prestazioni assistenziali, delle rendite indennitarie, delle prestazioni dirette e di quelle ai superstiti, per evitare di mescolare prestazioni di natura eterogenea.
Per quanto riguarda il cosiddetto “gender gap pensionistico”, il reddito pensionistico annuo delle donne è pari a 15.078 euro, mentre quello degli uomini arriva a 20.986 euro.
Tuttavia, è bene valutare le motivazioni alla base di questo divario.
Innanzitutto, le donne registrano un maggior numero di pensioni pro-capite; inoltre, prevalgono tra i percettori di pensioni ai superstiti (86,5% del totale) e nelle prestazioni prodotte da “contribuzione volontaria”, che normalmente sono di modesto importo a causa di livelli contributivi molto bassi.
È corretto affermare, quindi, che le donne ricevono una prestazione di gran lunga minore rispetto agli uomini soprattutto quando si confrontano gli importi per genere delle pensioni dirette di vecchiaia (anzianità e vecchiaia), che presentano un gap pensionistico di -8.744 euro annui rispetto agli uomini (18.994 euro annui lordi gli uomini e 10.249 euro annui lordi le donne).
Se si guardano i redditi pensionistici complessivi delle donne (15.078 euro mensili lordi) e degli uomini (20.986 euro mensili lordi), comprensivi delle prestazioni assistenziali, di invalidità e di quelle ai superstiti, le donne recuperano il gap previdenziale che si riduce a 5.908 euro annui.
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(1) Su tale Rapporto, si veda: “Il bilancio del sistema previdenziale italiano nel 2017: 6° report di Itinerari Previdenziali”, in Panorama Assicurativo n. 186, aprile 2019 (Sezione “STATISTICHE”).
http://www.panoramassicurativo.ania.it/admin/plugin/panorama/view.html?id=40492&est=1